L'Esplorazione

 

La discesa su Marte delle due sonde automatiche Viking i e 2 rispettivamente il 20 luglio 1976 e il 4 settembre dello stesso anno rappresenta il punto di arrivo di studi e ricerche durati due secoli, Già nel 1784 Sir William Herschel, un famoso astronomo di quel tempo, sosteneva la presenza su Marte di forme evolute di vita.

L'osservazione da parte di Giovanni Schiaparelli di strutture lineari, chiamate canali ricoprenti la superficie marziana, e gli ulteriori studi di J.H. von Madler e P. Lowell diedero poi vita negli ultimi anni del secolo scorso a un nuovo periodo di accesi dibattiti sulla possibilità dell'esistenza o meno su Marte di forme di vita intelligenti.

Anche le osservazioni astronomiche più recenti, indicativamente sino alla metà degli anni Sessanta, riportavano come punto fondamentale, oltre alle calotte polari, la presenza di strisce allungate di colore scuro (dette sempre <<canali>>) che si intersecavano formando delle macchie scure od oasi. Le aree più chiare o <<deserti", comprese all'interno di questo reticolo, venivano considerate come sabbie o polveri di composizione incerta, mentre le zone scure, dette talvolta anche "mari>>, erano attribuite, per il loro evolvere nel tempo, o all'esistenza di torme di vita primitiva, o alla presenza di rocce basaltiche ricoperte o ripulite in modo irregolare da tempeste di sabbia.

A modificare profondamente queste osservazioni hanno contribuito in modo fondamentale le sonde spaziali automatiche Mariner 4 (1964-65), Mariner 6 e 7 (1969), Mariner 9 (1971) e Viking 1 e 2, queste ultime in grado di tornire riprese e dati fino al 1979.

Prima di Mariner 4 pochi ricercatori avevano considerato seriamente l'ipotesi che Marte potesse avere una superficie intensamente craterizzata tale da renderlo, almeno in alcune regioni, più simile alla Luna che alla Terra. Le immagini di Mariner 4 e 7 rivelarono invece un gran numero di strutture circolari di diametro variabile da alcuni chilometri a parecchie decine di chilometri. Il pianeta però, ripreso in questa prima fase solo per circa il 10% della sua superficie complessiva, non presentava caratteristiche geologiche di particolare eccezionalità.

Quando invece Mariner 9 rese disponibili le immagini dell'intera superficie fu chiaro che Marte aveva una morfologia molto complessa e un passato geologico di estremo interesse. Queste immagini documentarono la presenza di canali simili alletti dei corsi d'acqua terrestri, di enormi canyons e di un vasto sistema di strutture vulcaniche. Fu possibile inoltre, mediante osservazioni condotte a distanza variabile (nella fase di avvicinamento della sonda al pianeta) e in tempi successivi, ottenere preziose informazioni su quegli eventi atmosferici, quali le nubi e le tempeste di sabbia, che il Mariner 4 non era stato in grado di scorgere, dando così di Marte l'idea di un pianeta "morto".

Da più di due anni i moduli di atterraggio delle sonde Viking 1 e 2 forniscono a loro volta riprese e informazioni direttamente dalla superficie del pianeta analizzandone i contenuti e ricercando le possibili tracce di sostanza organica, mentre i moduli orbitali delle stesse sonde rendono possibili innumerevoli riprese anche di dettaglio, che integrano il patrimonio di immagini già disponibile.

Nessuna fra le sonde automatiche che sino a oggi hanno ripreso la superficie di Marte ha osservato qualcosa di simile ai "canali", oggetto di dibattiti e fantasie fino a pochi decenni fa. Al contrario, grazie al dettaglio ottenibile dagli strumenti di osservazione dei Mariner e dei Viking, queste ampie e continue strutture lineari si sono risolte in una serie di aree abbastanza vicine aventi in comune solo una colorazione più o meno scura della superficie, senza però una connessione fisica tra le stesse. In altri casi si è osservato invece che una giustificazione di questi canali poteva essere scorta nei contorni dei crateri più grandi. Molte delle zone chiare e scure evidenziate nelle prime immagini del Mariner 4 e delle successive riprese dalle sonde a grande distanza non hanno poi trovato un riscontro immediato, morfologico e geologico, nelle stesse riprese al dettaglio.

 

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